Nuova vita per la Collegiata storica di San Pietro Apostolo, il luogo di fede del popolo Anticolano che racconta le nostre origini.

E' da un ventennio che la gente Anticolana aspetta questo momento

Era da tantissimo tempo che stavamo attendendo questo momento. Tanti anni di travaglio per raggiungere un obiettivo pensato già venti anni fa in cui si sono avvicendati molti arcipreti da Don Celestino a Don Pierino, da Don Gigino a Don Raffaele. Il nuovo parroco Don Alberto che la gente Ernica conosce benissimo per il suo impegno e la sua dedizione per il mantenimento del Santuario della SS Trinità ora è in prima linea per affrontare questa nuova sfida che gestirà sicuramente nel migliore dei modi come è abituato a fare da anni a servizio della chiesa. I lavori già partiti con l’importante allestimento del cantiere a cura dell’impresa Zovini di Fontana Liri, specializzata per queste tipologie di lavoro, dovrebbero essere conclusi, secondo il programma stabilito, agli inizi del prossimo anno. Con questa opera di restauro ci auguriamo di far tornare viva l’importanza della chiesa che andrebbe valorizzata anche da un punto di vista storico e turistico insieme all’originario  centro storico di Anticoli.

Un pò di storia

E’ interessante sapere che la prima chiesa intitolata a San Pietro fu quella che nell’antichità si trovava “de foris” ovvero fuori la cinta del borgo ovvero la chiesa che attualmente è dedicata a San Biagio protettore della città, mentre quella che attualmente è dedicata a San Pietro era invece intitolata a Santa Lucia, raffigurata in una piccola tela tonda nel transetto di sinistra dell’attuale chiesa. Ancora oggi a lato dell’altare si intravede una scala, poi murata, che raggiunge i piani superiori per agevolare i “Colonna” a recarsi nella chiesetta direttamente dalle loro dimore.


I primi documenti che parlano della chiesa di San Pietro (attuale San Biagio) risalgono all’anno 1085. Spesso nei registri delle tassazioni del XIII secolo ricorrono citazioni relative alla chiesa e dalle quali possiamo dire che l’arciprete era assistito da cinque ministri detti chierici fino a raggiungere otto canonici. Già nel 1590 l’arciprete e i ministri officiavano la messa nella Chiesa di San Pietro (San Biagio). In quel periodo Anticoli era feudo dei Colonna però dal 1421 al 1478 fu un libero comune agendo in piena autonomia. Fu in questi anni che il borgo si allargò aumentando le torri di difesa spostando la porta del rione colle, oggi scomparsa dopo la demolizione degli anni 50. Dopo l’atto di trasferimento del feudo Anticolano per concessione apostolica a Rodrigo Borgia, questi vi esercitò anche i poteri spirituali agevolando così la famiglia Colonna.  Robrigo divenuto  Papa Alessandro VI nella lettera di investitura della proprietà del feudo di Anticoli alla figlia Lucrezia, come una “Concessio apostolica” indirizzata al cardinale Ascanio Sforza scrive: ”Hinc est quod nos …civitatem tamen Nepesinam…et terram Anticuli in Campania et illarum populos quibus dum minori fungeremur officio ommenes dominium ac merum et mixtum imperium ex concessione apostolica obtinentes... ” Furono anni di grande attività ed innovazioni con l’applicazione dei primi statuti che nel 1448 riscrisse  il cavaliere romano Stefano Porcari.   La comunità di Anticoli in quegli anni fu stremata dalle carestie e dalla pestilenza che decimarono la popolazione e la ridussero a brandelli. Nel 1500 si cominciò ad abbandonare gli uffici religiosi e disertare le Messe anche per la difficoltà di frequentare la chiesa fuori le mura che diventò impraticabile, specialmente l’inverno, per il fango e la vegetazione che avvolgeva la costruzione. Si decise allora di officiare le messe presso la chiesetta del Castello o di Santa Lucia che era posizionata nella parte alta di sinistra dell’attuale chiesa. Poi agli inizi del 600 si decise di realizzare nel rione Riofreddo (attuale piazzetta ubicata a fianco dell’attuale chiesa), una chiesa più importante. Nel 1610 Monsignor Antonino Seneca vicario di San Carlo Borromeo incoraggiò la popolazione a partecipare alla costruzione della chiesa che fu completata ed inaugurata nel 1617 il giorno di San Carlo in onore proprio del Santo a cui il Monsignore era molto legato. Questo giorno ci viene tramandato, come dice Don Celestino Ludovici, da un atto notarile che Monsignor Seneca volle redigere al fine di tramandare ai posteri l’importante avvenimento. L’atto fu redatto in presenza del Sindaco di Anticoli Federico de Grassis, del Monsignore, degli officiali Mariani e Giannuzzi e dei testimoni Giorgilli e Sabelli. D’altronde Carlo Borromeo era allacciato alla famiglia Colonna tramite la sorella Anna sposata con Fabrizio Colonna, per cui edificare una Chiesa ad Anticoli rappresentava anche il modo di onorare questo legame. Fabrizio ed Anna generarono Marcantonio III Colonna Principe di Paliano e Signore di tanti Comuni tra cui Anticoli di Campagna.

Curiosità

La chiesa con forma a croce latina e pianta rettangolare fu appunto edificata sulla chiesetta di Santa Lucia e sopraelevando anche una torre di difesa del Castrum. La copertura a due falde contiene all’interno la volta principale semisferica ed una cupola finale a volta incrociata. Accanto, sul lato sinistro era presente l’edificio storico con elementi stilistici del XIV secolo e tipiche simbologie di casa Colonna, restaurato nel 1995, in cui era ubicata l’antica residenza Comunale ed utilizzato in seguito come casa parrocchiale. Nel 1915, in occasione del terremoto che colpì l’Abruzzo, il complesso subì molti danni tra cui il crollo del campanile che fu riedificato con  cupola di natura araba una prima volta nel 700 a causa di un incendio.
La collegiata di San Pietro gode di un giuspatronato del Comune di Anticoli, cioè il Comune è tenuto al mantenimento della stessa, a contribuire alle spese di riparazione della collegiata, del campanile e dell’Organo.

Planimetria della Collegiata

La Chiesa ospita sei cappelle con relativi altari, tre per ogni lato della campata principale.  A sinistra entrando ci sono tele che raffigurano la Madonna del Purgatorio, l’Ascensione ed il sacro Cuore. A destra invece le tele raffigurano San Francesco (estasi di S. Francesco di pittore romano del sec. XVII), la Madonna del Carmelo e l’Assunzione (l’Assunta è venerata da S. Biagio, S. Michele Arcangelo e da S. Carlo Borromeo). I due altari del transetto sono dedicati alla SS. Immacolata (a destra) e a S. Lucia (a sinistra).
I due altari del transetto a sinistra riportano una piccola tela ovale raffigurante Santa Lucia in ricordo della primordiale chiesa a destra l’altare che si caratterizza per due colonne molto interessanti lavorate a rilievo con fine tecnica di altorilievo floreale ospita una statua della Santissima Madonna Immacolata. Questo altare di matrice barocca sembra anticipare di molti anni l’arte floreale del novecento.

Esterno della Collegiata agli inizi del Novecento

L’altare dedicato alla Madonna del Carmelo è stato voluto dalla famiglia Falconi tanto è vero che questa madonna è la patrona della casa Falconi di Anticoli (famiglia che ne vanta tutt’ora il patronato). La famiglia Falconi era una delle più antiche del castello ed ebbe molteplici privilegi dai Colonna. A  Carlo Benedetto Falconi nel 1702 fu rilasciato il beneficio di chiericato nella chiesa come riportato nel “Liber collationum benficiorum” della curia episcopale di Anagni. Sull’architrave della cappella esiste, in bassorilievo, lo stemma della famiglia. Un altro stemma, inciso nel marmo si trova nella chiesa dei cappuccini in ricordo di Biagio Falconi.

lastra di marmo per ricordare il patronato della famiglia Falconi

Nell’altare dedicato all’Ascensione di fronte a quella della Madonna del Carmelo è conservata una lapide dedicata ad un personaggio di casa Severa. Monsignor Giuseppe Maria Severa nominato da Gregorio XVI vescovo di Città della Pieve e poi di Terni

La tela dedicata a San Carlo Borromeo sicuramente fu voluta dal Monsignore Seneca per dimostrare la sua venerazione nei confronti di Carlo Borromeo. Molti sono gli spunti che gli autori delle tele hanno ripreso da autori più importanti del 600: Mattia Preti detto il Calabrese, Bernardo Cavallino della scuola Napoletana e Francesco Albani che ha molto operato a Roma, comunque tutti influenzati dal grande Caravaggio. Molto probabilmente il pittore romano che ha dipinto la tela in onore di san Francesco sarà stato un allievo di Francesco Albani. Anche la scuola lombarda di Giuseppe Vermiglio ha forse ispirato le tele in quanto ci potrebbe essere stata l’influenza di Seneca e Carlo Borromeo .

Negli anni 50 il campanile fu oggetto di lavori di ristrutturazione e consolidamento. Molto probabilmente durante i lavori vennero chiuse con mattoni pieni di argilla le parti inferiori delle aperture esistenti sulle facciate del campanile per consolidare le murature e per appoggiare un solaio per la manutenzione delle campane.

Vari sono stati gli interventi di restauro operati nel 900 ma sempre poco consistenti e diradati nel tempo tanto che ora occorrerebbe un intervento complessivo che abbia un senso organico.

E la storia più recente

Già nel 1872 il Municipio, rappresentato dal signor Biagio Filetici, sotto la pressione dell’arciprete Don Benedetto Santesarti che vedeva deperire la chiesa di giorno in giorno, come dicono documenti dell’epoca, la restaurò con nuovo piancito a guide di marmo ,con due balaustre con pitture ,indorate ed altri abbellimenti.

Nel 1969 Don Cataldo Maniccia si adoperò per i primi lavori di restauro e ripulitura della chiesa. Furono ritinteggiati anche gli interni oltre altre lavorazioni e la copertura

Nel 1978 sotto l’egida di Don Gastone Uberti, Pippo Falconi fece realizzare l’importante organo tutt’ora esistente realizzato dalla ditta Pinchi di Foligno. Questo lavoro pur se molto importante impatta con l’armonia seicentesca della collegiata.

Susseguentemente la bella cornice che è posta in fondo dietro l’altare principale fu spogliata da una interessante tela per far posto ad un cristo in croce, cosa che seppur di scelta rispettabile, stona con l’assetto architettonico della chiesa . Tra l’altro la tela è stata posizionata al lato in un contesto avulso e non ben inserita.

Il 15 dicembre del 1999 crollò parte delle volte a crociera principale che formano la cupola causando qualche danno e per un po’ di tempo rimase chiusa per dar modo di restaurarla con fondi del Comune. Don Celestino fu molto determinato e si impegnò costantemente a tenere sotto controllo la situazione sollecitando quasi giornalmente gli uffici tecnici affinché i lavori fossero ultimati nel più breve tempo possibile. La chiesa fu però riaperta nel 2003.

Nel 1995 fu restaurata la canonica e ritinteggiata la facciata principale. Si riportò a pietra l’intero fronte ed evidenziati i caratteri stilistici dell’edificio. Sulla facciata della chiesa si ricostruirono le paraste dando uniformità al carattere della costruzione in quanto a causa della ristrettezza economica attraversata durante la  realizzazione originaria,  la parte superiore della facciata non fu completata.

Nello stesso periodo l’Amministrazione comunale ripristinò il vecchio selciato che conduceva alla chiesa lungo corso sorelle Faioli ex via Maggiore

Nel 2010 si  progettò il restauro del campanile e della copertura senza concretizzare l’opera per mancanza di fondi. La perseveranza della parrocchia e dei professionisti incaricati del restauro ha contribuito a far si che la C.E.I. nel 2019 concederà gran parte dei fondi per i lavori a cui si è affiancata anche la compartecipazione del Comune

https://www.youtube.com/watch?v=OHbnaOEILlk Breve visita al cantiere

Vorrei completare questo mio excursus con delle curiosità che legano indirettamente in qualche modo la Chiesa alla storia della nostra comunità. Fu la Chiesa per esempio che cedette i suoi terreni che occorsero per la realizzazione della nuova fonte anticolana realizzata negli anni 20. Il passaggio avvenne con atto del Notaio Buttaoni del 1911 al costo di lire 500.

Agli anziani di Fiuggi quando si parla di San Pietro gli ritornano alla mente alcuni personaggi che indissolubilmente sono legati a questo luogo: Don Celestino Ludovici e Don Pietro Alessandri, l’arciprete per eccellenza che rimase in questo luogo circa 56 anni, forse più di ogni altro, con il suo carattere autorevole, genuino ed imponente nella sua corporatura ma amico di tutti. Don Pietro era il figlio di Serafino Alessandri il primo maestro di Fiuggi che ha iniziato ad istruire la popolazione anticolana fin dalla fine dell’800. Ancora oggi riecheggia il suo pionierismo nella scuola di Fiuggi. Un altro Alessandri di nome Alessandro lo ritroviamo arciprete nel 1700 come trascritto nei documenti della Chiesa. Chissà se fosse un avo di Don Pietro? Chissà?!

Il maestro serafino con la sua folta scolaresca nei pressi della Collegiata