Quest'anno un Natale famigliare assaporando le nostre dolci tradizioni

Quest’anno sarà un Natale particolare in tutto e per tutto. Fuori dalla frenesia (fortunatamente) di fare chissà che cosa saremmo costretti a stare (fortunatamente) in famiglia contemplando il gusto e le sensazioni arcaiche. Certamente i giovani forse assaporeranno i Natali dei loro Nonni dove ci si radunava familiarmente e convivialmente intorno ad una Tavola a raccontarci fatti senza la pressione del tempo che sembrava fermarsi per un momento per gustarne le gioie. E tra un fatto ed un altro si assaporava anche qualche buona ricetta preparata dalle nonne insieme a un buon bicchiere di vino delle nostre vigne. Il Pampapato In una tavolata famigliare di Natale non poteva assolutamente mancare un buon panetto di Pampapato o Pampepato o ancora Panpepato. L’etimologia ci riporta indietro nel tempo allorquando si sfornavano i pani per il Papa o per personalità eminenti. Nel tempo qualcuno inserì il pepe nella ricetta e divenne anche Pampepato. Le origini A Fiuggi e specialmente le nonne Anticolane amavano chiamarlo Pampapato. Una tipica ricetta nostrana e del territorio del nord Ciociaria dove i sapori si differenziano da un paese ed un altro. Certamente la ricetta si ritrova anche in altre parti d’Italia e sicuramente in passato ci sono state contaminazioni regionali. Il nostro Pampapato ha una forte somiglianza con quello dei vicini Abruzzi. Comunque la sua origine sembra che risalga al XVII° secolo quando alcune  monache del Monastero del Corpus Domini di Ferrara, traendo ispirazione da un’antica ricetta del cuoco rinascimentale Cristoforo da Messisbugo, creano un dolce da inviare alle grandi personalità dell’epoca. Il cacao, appena giunto in Europa nelle mani di Cortes, era un bene di lusso, destinato a pochi e viene aggiunto come fosse un gioiello, polvere preziosa. E così arrivò a noi Le varie dominazioni portarono con loro anche queste tradizioni che crearono la base per il nostro Pampapato proveniente probabilmente dalla famiglia Colonna e da qualche prelato inviato sul posto dallo stato pontificio e non in ultima ipotesi dai monaci benedettini che nelle vicinanze avevano parecchi possedimenti. Erano però periodi bui per l’umile popolo contadino di Anticoli, anche se molto progredito fino al XV° secolo, che non poteva contare su ingredienti di pregio per la composizione di questa specialità ed ecco che il ricco Pampapato subisce profonde mutazioni senza alterarne la forma. Il prezioso cacao diventa mosto cotto derivante  dalla lavorazione del vino autunnale, i candidi ferraresi diventano piccole bucce di arance, uva passita e fichi essiccati; miele, zucchero, noci e nocciole venivano mescolate saltuariamente dai più fortunati che riuscivano a trovarle e poi c’era sempre la farina macinata a pietra che colmava molte volte il tutto, necessaria per dare forma stabile al panetto. RiscopriAmoLo intensamente ! Durante questo Natale , allora, riscopriamo questi sapori e gustiamoli fino in fondo con tutta la nostra anima ! Un gesto di felicità familiare che servirà per scacciare questo brutto periodo. E poi se qualcuno conserverà un panetto in canovaccio morbido come facevano le mie nonne “Nannina” e “Rosa” sarà buonissimo anche a Ferragosto ! Buone feste con i sapori della nostra terra !